Ciao a tutti!! Oggi vorrei, per chi avesse voglia, generare una piccola discussione su Bubble, ultimo film di Wit Studio prodotto da Netflix che ha destato in me sia goduria che preoccupazione. Ho scelto di parlare di un film perché così è anche facile recuperarlo per chi avesse voglia di parlare! Inutile dire che ci saranno spoiler! Il film nasce come collaborazione di grandi campioni del media, dalla dolce definizione dei design di Takeshi Obata (Death Note) al dream team dell’Attacco dei Giganti (Tetsuro Araki, Hiroyuki Sawano,…) a gruppi musicali del momento come Eve (Jujutsu Kaisen), eccetera. Quando un’opera porta come sponsor solo i nomi che ha dietro e non di cosa parla, potrebbe essere un problema. La grande bellezza di quella che sembra quasi una “tech demo” ovvero un volgarmente detto flex della tecnica dei grandi artisti che ci sono dietro, viene un po’ oscurata dalla vuotezza di ispirazione. La storia è la fusione di tre elementi. L’ultima idea di Makoto Shinkai (il film Tenki no Ko, non dico ai limiti del plagio), la Sirenetta (per avere una storia semplice e riconoscibile sullo sfondo) e il parkour affinché ci fosse lo spazio per questo desiderio di animazioni. Quindi in questa storia di originale, non c’è assolutamente nulla. Ci si sente come se netflix arrivasse con una valigetta di soldi e dicesse loro “non mi importa cosa, ma fate”. Per quanto secondo me in un film che spudoratamente nasce come sperimentazione e allenamento tecnico, ci sta che la storia sia semplice, essa secondo me dovrebbe comunque restare la cosa più importante e non accontentarsi di qualcosa che non rimane. È possibile che invece il graficone basti? Poi il problema non è stato secondo me né il deja vu che la semplicità, ma che questa trascrizione metafisica della sirenetta, non abbia di fatto nel film nessuna spiegazione logica, lasciando quindi meno coinvolgimento coi personaggi, che piacciono solo per la eco di archetipi di personaggi che abbiamo visto milioni di volte e quindi conosciamo sebbene non li abbiamo mai visti. Il problema dunque è il mago che non nasconde bene il trucco? Ovvero la palese operazione commerciale? Oppure che sembra un lavoro “senza pubblico” e che quindi una jam session tra grandi sembra più un lavoro per se stessi e solo dopo qualcosa che “già che ci siamo” mettiamo in vendita e quindi lo spettatore smaliziato come me si sente un po’ sfruttato? Vorrei sapere la vostra sia sul film in generale, che appunto su questo bilanciamento tra morale oscura del denaro e onore dell'arte Ahaha i temi sul film sono infiniti, per cui chi vuole può sbizzarrirsi. Grazie del vostro tempo, Marco |